SCACCHIERA e BANG!!

LUDWIG MIES VAN DER ROHE


 Dello spazio totale

Più che agli aspetti plastici, i suoi interessi sono rivolti alla trasparenza e alle forme cristalliformi. Sviluppa queste idee soprattutto in due progetti di grattacielo. Grattacielo di vetro a pianta poligonale: il vetro come materiale principe dell'edificio, un vetro carico dei significati simbolici che gli attribuiva l'Espressionismo e di possibilità atmosferiche, nel rilevare la luce e l'ombra, la lucentezza e la profondità. Nasce così un concetto nuovo, quello dell'open plan. E il grattacielo di vetro a superfici convesse. Sono due progetti decisamente importante, che presentano una strada, in quel momento, originale.

La dimostrazione, magistrale, di come dividere in piano una scatola, per Mies diventa un autentico sistema spaziale. La sua scoperta è l’applicazione della grammatica scompositiva neoplastica non tanto e non solo in alzato ma in pianta come sistema che genera una nuova idea di spazio

Mies van der Rohe inizia infatti una sperimentazione sulla disarticolazione in differenti elementi della costruzione attraverso sistemi di sfalsamento, slittamento, incrocio, con lo scopo di estendere la costruzione per forme dinamiche (questo sarà proprio l’obiettivo posto nella mia successiva manipolazione di casa a tre corti).

Gli edifici per Mies sono come tanti moduli che dialogano tra di loro e che, poggiando su suoli differenti, generano duplici ruoli: suoli verdi per indicare giardini e cortili, pavimentazioni in travertino per indicare gli spazi interni della casa. Secondo Mies van der Rohe l’architettura è infatti proprio il confronto spaziale dell’uomo con il proprio ambiente e l’espressione di come l’uomo si affermi in essa e di come sappia padroneggiarlo. In casa a tre corti lo spazio è aperto, libero; direzionato e sagomato da piani che non si chiudono mai, che fluiscono e si estendono. L’idea è che nei suoi progetti ciò che è coperto e ciò che è fuori non ha più importanza, tutto si svolge seguendo lo stesso fluido. E’ proprio per questo che nelle sue opere tutto diventa trasparente, cristallino. 

Un altro esempio di architettura di questo tipo è il Padiglione di Barcellona del 1929, distrutto dopo l'esposizione, ed oggi ricostruito. Il padiglione più che un capolavoro di architettura, è un'applicazione della concezione stessa del nuovo spazio totale. La luce, indaga già nella fase espressionista, colpisce e intaglia i setti ortogonali per moltiplicarne gli effetti. Il terreno si articola in piani distinti: ora di pietra, ora di erba, ora in superfici traslucide e riflettenti. L'acqua diventa a tutti gli effetti un nuovo elemento della costruzione. I pilastri diventano invece sagome eleganti, saette che punteggiano la nuova idea. 

Per Mies van der Rohe la struttura diventa la spina dorsale di un edificio, grazie alla quale è possibile realizzare la pianta flessibile; senza questa spina dorsale la pianta non sarebbe infatti libera, ma caotica. La struttura deve essere un tutt’uno, fino al più piccolo dettaglio, con l’idea, in una struttura chiara infatti si ha ogni libertà, è per questo che la pianta flessibile e la costruzione chiara (perché regolare), non sono separabili l’una dall’altra.

 

Scacchiera e manipolazione di un'opera




BANG !!



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